Avete mai provato a chiedere ad un bambino di giocare? Quasi sempre vi risponderà con un sorriso, con il candido entusiasmo di chi sa che, grazie a quel magico e misterioso strumento che è il gioco, entrerà in un mondo per lui sempre nuovo, ancora tutto da esplorare. Io ho provato tante volte, e difficilmente mi è stato risposto con un diniego. Anche quando i bambini non si sentono bene fisicamente, questa parola risuona sempre come un richiamo irresistibile, un po’ come il flauto del pifferaio magico. Sulle prime, un po’ di timidezza può a volte frenare la voglia di conoscere, divertirsi, aprirsi. Ma basta avere la pazienza di attendere. E il miracolo, quasi sempre si compie.
Gioco, può voler dire tante cose. Ma in realtà, qualunque sia la sua declinazione, giocare significa sempre e comunque stupirsi. Aprire le porte all’impossibile. Accogliere il sogno che sonnecchia in noi, e farlo correre a briglia sciolta, sui prati incantati della fantasia. Esistono giochi bellissimi, complicati, sofisticati, di gran pregio. E siamo grati a chi li ha inventati, a chi li ha creati, anche per noi. Ma spesso bastano solo alcune povere, piccole cose, per giocare. Anzitutto,avere voglia di stare insieme ai bambini, e cercare di diventare come loro, vincendo la paura di sembrare ridicoli e infantili. Perché questa è una delle peggiori fobie del mondo adulto, una delle colpe più gravi: seppellire il “fanciullino” che dorme dentro ognuno di noi, tenerlo accuratamente a bada ogni volta che tenta di sgusciare fuori, nel timore di essere tacciati di immaturità. E invece crescere e maturare, per quanto a molti possa sembrare paradossale, vuol proprio dire coltivare quel seme prezioso, cullarlo come un bimbo e nutrirlo con amore, giorno dopo giorno, senza mai dimenticarsi di lui. Perché è lui che ci insegna a guardare alla vita come al dono più bello, che riserva piccoli granelli di gioia laddove meno li attendiamo, nei piccoli istanti nascosti: una lumaca che trascina lenta il suo guscio, un fiore che spunta, fragile ma tenace, sfidando i rigori dell’inverno, la purezza dell’azzurro che squarcia il velo morbido delle nuvole, il profumo dei biscotti appena cotti nel forno, una risata pura e cristallina, una carezza.
Uno dei giochi più antichi, più semplici e il cui fascino rimane per fortuna immutato, è la voglia di inventare, ascoltare e leggere storie. Perché dentro una storia ci può stare tutto. Un libro è il contenitore di giochi e di fantasia magico per eccellenza. Può diventare un acquario dove guizzano pesci dai colori sgargianti, un arcobaleno che spunta fra le nuvole rosa, una valigia che porta a spasso un cane, una festa dove dei calzini scatenati ballano insieme a delle scimmie parlanti, una casa di vetro dove una bimba abita insieme a un leone. Può trasformarsi in una melodia dalle mille note sempre diverse, in un cielo sereno e pieno di bagliori dove il sole si diverte a parlare con la luna, le nuvole e gli uccelli che si lasciano trasportare dal vento. È un trenino che conduce verso il regno dell’infinito e del sogno, dove ogni viaggio diventa una scoperta. È un mondo fatato e bizzarro, affollato di persone, animali, cose, colori, profumi che si prendono per mano, ballano e saltellano sulle ali dell’allegria e dell’innocente follia. È un magico mondo di parole, dove l’impossibile diviene possibile. Dove l’impensabile si realizza. Dove la lontananza diviene vicinanza, dove le ore diventano giorni. Dove ogni piccolo istante ha il dolce sapore dello straordinario.
E molto, molto altro ancora, basta soltanto lasciarsi andare … Chi vorrebbe rinunciare a tutto questo?
Nella sua freschezza e semplicità, il libro di Giovanna Zoboli, complici le illustrazioni teneramente delicate di Camilla Engmann, ci trascina nell’incantato e incomprensibile vortice delle storie, nel caos vitale della fantasia più libera, nel mondo parallelo dell’invenzione e dell’irrealtà, dove le parole costruiscono tutto, possono tutto, infilandosi fra le coperte di un lettino o arrampicandosi birichine sulle nuvole. Le parole che creano i sogni, le parole che danno forma ai sogni, le parole che diventano esse stesse sogno. Qual è quel bambino che rinuncia a tutta questa meraviglia? Nessuno, ci auguriamo. Ed è responsabilità di noi adulti dare loro la possibilità di farlo. Di prendere in mano i libri. Di sfogliarli, toccarli, annusarli, viverli. E perdersi dentro di loro. E perderci anche noi, insieme a loro. Il difficile non è entrarvi dentro, ma trovare la forza di uscire. Ma … è poi davvero necessario uscire?
- C'era una volta una storia. Edizione illustrata
- Tipo di prodotto:ABIS_LIBRO
- Marca:Topipittori
- Zoboli, Giovanna (Autore)