Mentre in America si celebra il successo del suo ultimo romanzo, “Wintergirls”, Laurie Halse Anderson torna in Italia con un nuovo libro per ragazzi (ricordiamo che il primo libro della Anderson in Italia, “Febbre 1793”, uscì per i tipi di Salani nel 2004). “Speak”, questo il titolo, inaugura una nuova collana della casa editrice Giunti, la “Y”, tutta dedicata ai giovani lettori (categoria Young Adult appunto) e arriva in libreria in un cofanetto che contiene anche il dvd del film che dal romanzo è stato tratto (attrice principale Kristen Stewart, la Bella di Twilight nel film omonimo, ovvero la fidanzata del vampiro più gettonato del momento).
Come gran parte dei romanzi della Anderson, anche “Speak” racconta la storia di un adolescente e ne mette in scena il dramma. Melinda Sordino, la protagonista, comincia il primo anno di liceo portando il pesante fardello dello stupro che ha subito ad una festa da parte di un ragazzo più grande. Qualche bicchiere di troppo, un ragazzo carino (e pericoloso) e un bacio indimenticabile. Poi, inattesa, arriva la violenza e quello che sembrava un sogno si trasforma rapidamente in un incubo. Melinda chiama la polizia ma alla fine, sconvolta, nel fuggi fuggi generale, torna a casa senza denunciare l’abuso. Non solo quindi il ragazzo che l’ha violentata la passa liscia, ma tutti la accusano di avere rovinato una bella festa. Le amiche, alle quali non ha raccontato nulla, la allontanano e quando comincia il nuovo anno di scuola si ritrova completamente sola, oltre tutto nella stessa scuola del suo stupratore.
Il romanzo della Anderson, che si svolge nell’arco di un anno scolastico, racconta il tentativo di superare quell’esperienza per tornare a vivere con fiducia e serenità. Dalla notte della festa, Melinda parla sempre di meno, a scuola e in famiglia, e diventa spettatrice della vita che vede accadere ogni giorno e nella quale spera di annullarsi per tentare di dimenticare e essere dimenticata. Tuttavia, affrontare una violenza non significa fare finta che nulla sia accaduto, ma, prima tutto, aprire le porte alla rabbia che, se trattenuta, impedisce di trovare la propria voce e le parole per raccontare. Melinda capirà ben presto che nessuno può aiutarla e che scegliere il silenzio significa scomparire, rinunciando a vivere e a vincere. Come nella pallacanestro, dove insieme all’ordine e alla perfezione dei tiri liberi, ci sono anche il sudore, le corse, così anche la vita ha la sua parte di imperfezione e di fatica alla quale è impossibile sottrarsi.
Lo stile è tutto interiore e mentre registra impressioni e sensazioni, Melinda racconta il presente: la scuola, i professori, le lezioni, i suoi genitori, visti attraverso gli occhi di un adolescente che ha perduto la fiducia anche e soprattutto nel mondo degli adulti.
Il film, ben girato e ben recitato, mostra la violenza in modo appropriato e racconta la storia in sintonia con il tono e lo stile del romanzo.
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