L’emarginazione sociale, figurata da un gruppo di sinti “rinchiusi” in un campo nomadi nella squallida periferia della capitale. Il disagio giovanile, incarnato da un gruppetto di giovinastri che al mattino frequentano la scuola di malavoglia e con scarso profitto e al pomeriggio combattono noia e vuoto esistenziale divertendosi a fabbricare stupidi e pericolosi video con i telefonini, che vengono lanciati nell’immenso e incontrollabile spazio della rete per ritagliarsi un momento di illusoria visibilità. Un giallo intrigante che affonda le radici nelle complesse pieghe della storia, intrecciando amicizia, lealtà, coraggio e solidarietà e incurante delle diversità di ceto e di razza. Un giovane pugile che si aggrappa con tenacia allo sport, per non perdersi nel fango di un’esistenza senza speranza fatta di violenza gratuita e soldi facili, per sgusciare via da un mondo “di confine” dove la delinquenza sembra essere l’unica forma di riscatto alla miseria e alla desolazione. Una bella, fiera e selvaggia sinti, che difende con forza la propria gente, battendosi come una belva feroce contro chi osa mettere a repentaglio l’incolumità dei propri famigliari, ma che rivendica al tempo stesso libertà di pensiero e di azione, contro le maglie troppo strette di una tradizione che vuole la donna docilmente sottomessa alla figura maschile. Un poliziotto sui generis, un po’ Pepe Carvalho e un po’ Montalbano, che alle regole e all’ottusa burocrazia antepone il buon senso, l’umana comprensione e il genuino desiderio di scoprire la verità e di schierarsi dalla parte dei più deboli; un poliziotto giovane eppur saggio, incapace di arrendersi alle brutture del quartiere difficile nel quale è stato chiamato ad operare. Un amore impetuoso, nato quasi per caso, sullo sfondo di un episodio di violenza urbana che per poco non si trasforma in tragedia; un sentimento forse senza speranza, che cresce nel cuore affamato del giovane pugile Mosca, al quale la vita finora ha regalato ben poche carezze. E sopra tutto e tutti, il cadere implacabile di una pioggia sporca, che copre con il suo livido manto lo scenario triste di giovani vite che rischiano di finire prima ancora di sbocciare. Un lucido ma struggente spaccato di una cruda realtà contemporanea, dove convivono e si sovrappongono le miserie e le quotidiane difficoltà di gente che appartiene a mondi differenti e inconciliabili, destinati forse a rimanere divisi per sempre. Eppure la storia insegna che un tempo non era così … L’avventura eroica di cui sono stati protagonisti gli antenati della bella Myra e del tormentato Mosca testimonia che anche in tempi bui come quelli della Seconda Guerra Mondiale, in pieno regime fascista, è possibile coltivare l’amicizia più profonda, il senso di sacrificio, la compassione per l’altro, la volontà di disinteressata di fare il bene del prossimo, senza chiedere nulla in cambio.
L’autore nega alla vicenda un consolatorio lieto fine, tuttavia il finale aperto consente di sperare che anche in questo mondo grigio, dominato da cattiveria e disperazione, in balia della droga e della mancanza di prospettive, possa splendere una seppur debole luce, capace di illuminare il cammino di almeno qualcuno di questi ragazzi, capace di far cessare almeno per un po’ questa pioggia battente dal sapore amaro… (Ilaria Biondi)
- Casa, Fabrizio (Autore)