Di recente solo un altro libro sul mare, oltre a questo – e mi riferisco al bellissimo “L’Onda” di Suzie Lee – mi ha suscitato emozioni tipicamente “marine”: il desiderio di certi colori, una luminosità ora abbagliante, quasi accecante – L’Onda – ora più morbida e pacata – Giordano del faro. Tuttavia, se “L’Onda” è il racconto – solo per immagini – di una scoperta, di una gioia immediata, dell’attimo assoluto, in “Giordano del Faro” si viene trasportati in un tempo diverso, quello dell’attesa, del sogno che si avvera senza mai perdere i contorni del sogno. Certo, due albi molto diversi, ma dentro c’è sempre il mare.
“Giordano del Faro”, che si avvale dell’impegno di due talentuose ragazze, racconta quello che è stato il sogno di tanti bambini (e ancora di molti adulti): vivere in un faro, circondati solo dal mare vissuto come luogo della scoperta, del mistero (cosa c’è dall’altra parte del mare?), il suono della sirena proprio sopra la testa e quel fascio di luce che squarcia il buio. Chi non ci ha mai pensato almeno una volta?
Giordano vive la vita e il tempo del mare, gioca con i suoi sassi, con certi legni storti che il mare gli porta e intanto si domanda chi c’è di là dal mare e allora scrive messaggi, li infila dentro bottiglie che poi regala al mare. E attende, finché un bel giorno arriva un’altra bottiglia e il messaggio dice: “Di là dal mare ci sono io, Paloma”. Inizia così una corrispondenza affidata al mare, alle sue correnti, alle sue tempeste, e al tempo dei giorni, degli anni, ma le bottiglie continuano a partire e arrivare fino al giorno in cui Giordano si sente pronto e parte per “di là dal mare”, la terra di Paloma della quale nel tempo dell’attesa ha imparato le parole.
Un omaggio al mare meno possente e voluminoso di tanti che ci siamo abituati a vedere in libreria, ma ugualmente autentico che coniuga lo splendore delle sue illustrazioni e la levità del testo con l’ansia della scoperta e la poesia di un paesaggio che è sogno e racconto.
La sensazione in alcune pagine è quella di un album marino che raccoglie le impressioni e i disegni del naturalista, a metà tra il segno e il sogno e che concorrono a creare l’atmosfera e la luce del racconto.