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La liberatoria per assegno impagato è il documento con cui il beneficiario del titolo, dopo aver ricevuto il pagamento tardivo, attesta di non avere più nulla a pretendere e consente al traente di evitare o rimuovere le sanzioni previste dalla legge 386/1990. La norma stabilisce che chi emette un assegno senza provvista dispone di sessanta giorni dalla scadenza del termine di presentazione per saldare l’importo, aggiungere la penale del 10 per cento e rimborsare interessi e spese. Se entro lo stesso termine il debitore consegna alla banca trattaria l’assegno quietanzato oppure una dichiarazione liberatoria con firma autenticata, l’istituto blocca l’iscrizione alla Centrale d’Allarme Interbancaria (CAI) e la procedura di revoca di sistema.
Oltre il sessantesimo giorno l’iscrizione scatta in automatico; il protesto, se avviato, resta pubblicato. In questa fase la liberatoria non evita la revoca ma diventa requisito indispensabile per la riabilitazione presso il tribunale e per la successiva cancellazione del protesto in Camera di Commercio.
Quando occorre presentare la liberatoria
Le situazioni pratiche sono due. Nella prima il traente riceve il “preavviso di revoca” e decide di pagare tempestivamente: consegna alla banca l’assegno in originale e la liberatoria entro i sessanta giorni e chiude la partita prima che la revoca diventi operativa. Nella seconda la regolarizzazione avviene dopo la revoca: qui la liberatoria serve a dimostrare l’avvenuto pagamento per ottenere, trascorsi sei mesi di inibizione, la riabilitazione e la successiva cancellazione dei propri dati dal CAI tramite domanda alla Banca d’Italia o alla Camera di Commercio.
Passaggi preliminari: come regolarizzare il debito
Il debitore deve:
- saldare all’intestatario la somma facciale dell’assegno;
- corrispondere la penale del 10 per cento prevista dall’art. 9 bis legge 386/1990;
- rimborsare interessi legali e spese di protesto o constatazione equivalente.
Il pagamento avviene con bonifico, contanti o assegno circolare. È prudente effettuare l’operazione in modo tracciabile perché la ricevuta andrà allegata alla domanda di cancellazione se la procedura arriverà fino alla riabilitazione.
Contenuto obbligatorio della liberatoria
La dichiarazione deve riportare:
- dati anagrafici completi del beneficiario che rilascia la quietanza;
- dati del traente (emittente) e, se diverso, dell’obbligato in solido;
- coordinate dell’assegno: banca trattaria, numero di conto, numero di assegno, importo, data e luogo di emissione;
- dichiarazione espressa di avvenuto pagamento dell’importo facciale, penale, interessi e spese;
- esonero del traente da ogni ulteriore pretesa;
- firma del beneficiario autenticata da pubblico ufficiale.
La sottoscrizione può essere autenticata presso Comune, ufficio anagrafe decentrato, notaio o anche direttamente allo sportello bancario se l’istituto offre il servizio, purché entro i sessanta giorni dalla presentazione dell’assegno .
Modalità di autenticazione della firma
Chi riceve il pagamento si presenta con documento d’identità e codice fiscale. Il funzionario redige l’atto di autenticazione in calce o a margine della liberatoria, applica marca da bollo quando dovuta (attualmente 16 € ogni quattro facciate) e rilascia copia conforme. L’operazione è gratuita se svolta davanti al segretario comunale per fatti destinati a pubbliche amministrazioni; dal notaio ha un costo medio tra i 30 e i 60 €.
Presentazione alla banca e tempi di lavorazione
Il debitore si reca presso la filiale su cui è tratto l’assegno con:
- assegno in originale contrassegnato “pagato” o “annullato”;
- liberatoria con firma autenticata;
- eventuali ricevute di bonifico come prova di pagamento.
L’operatore verifica la completezza dei dati, protocolla la documentazione e aggiorna il sistema interbancario. Se la consegna avviene entro il sessantesimo giorno, la banca comunica alla CAI la regolarizzazione e interrompe la procedura di revoca. Se interviene dopo, la revoca resta, ma il sistema registra l’esito di pagamento, utile in sede di riabilitazione. Il tempo tecnico di aggiornamento CAI varia da tre a dieci giorni lavorativi.
Dopo il sessantesimo giorno: dai sei mesi di revoca alla riabilitazione
Se la revoca è già in vigore, il titolare del conto non può emettere nuovi assegni né ottenerne libretti per sei mesi. Ha però interesse a consegnare ugualmente liberatoria e assegno pagato, perché solo così, trascorso il semestre, potrà presentare al tribunale la domanda di riabilitazione. Il giudice, constatato il pagamento e l’assenza di ulteriori protesti, emette il decreto di riabilitazione; con tale provvedimento si chiede alla Camera di Commercio la cancellazione del protesto e alla Banca d’Italia l’aggiornamento della CAI.
Se la banca rifiuta la liberatoria
Può accadere che l’istituto respinga la documentazione perché mancano dati dell’assegno, perché la firma non è autentica o perché il beneficiario non ha indicato la penale corrisposta. In questo caso il cliente deve integrare la quietanza o chiedere al beneficiario un nuovo documento. In caso di contestazione ingiustificata è possibile inviare reclamo scritto al servizio reclami della banca e, se persiste, ricorrere all’Arbitro Bancario Finanziario entro dodici mesi.
Sezione modello: esempio pronto all’uso
«Io sottoscritto/a … nato/a a … il …, residente in …, codice fiscale …, in qualità di beneficiario dell’assegno n. … dell’importo di € …, tratto sul conto n. … della Banca …, filiale di …, emesso in data … dal sig./soc. …, dichiaro di aver ricevuto in data odierna il pagamento integrale dell’importo di cui all’assegno, nonché la penale del dieci per cento prevista dall’art. 9 bis legge 386/90, gli interessi e le spese di protesto pari a € … .
Con la presente rilascio piena e definitiva quietanza e dichiaro di non avere più nulla a pretendere a qualsiasi titolo dal traente.
Luogo …, data …
Firma …
(Autenticazione ai sensi dell’art. 8, comma III, legge 386/90)
Il funzionario/notaio dichiara che la firma apposta è stata resa in sua presenza …»
Conclusioni
Presentare la liberatoria alla banca entro il termine di sessanta giorni è l’unico modo per evitare la revoca di sistema e l’iscrizione in CAI quando un assegno risulta impagato. Il processo richiede il pagamento dell’assegno con penale e spese, la redazione accurata della quietanza con dati completi, l’autenticazione formale della firma e la consegna tempestiva allo sportello. Se i tempi sono scaduti, la liberatoria rimane comunque indispensabile per avviare la riabilitazione e ottenere, al termine del semestre di revoca, la cancellazione del protesto. Conoscere ogni passaggio, dall’estinzione del debito alla verifica dell’aggiornamento CAI, consente di rimediare all’incidente finanziario nel modo più rapido, riducendo i riflessi negativi sulla propria operatività bancaria e sulla reputazione creditizia.