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Quando si inserisce una vite a testa conica in un elemento ligneo, si desidera che la testa scenda a filo o leggermente sotto la superficie; in questo modo non sporge, non graffia, non ostacola il passaggio di un panno abrasivo e, se necessario, può essere occultata da stucco o tassello. La svasatura serve esattamente a creare quella piccola conicità che accoglierà la vite: un cono regolare, perfettamente centrato sul foro di invito, avente angolo identico a quello della testa metallica. Oltre al fattore estetico, la svasatura distribuisce lo sforzo di serraggio su una corona più ampia di fibre, riducendo il rischio che il legno si fessuri lungo la vena.
Selezione dell’utensile appropriato
Per ottenere un cono netto servono due operazioni distinte ma consecutive. La prima è la foratura con punta cilindrica calibrata sul gambo della vite; la seconda, immediatamente dopo o in un passaggio separato, è la svasatura vera e propria. Nel mercato esistono punte “combisvasatore” che accoppiano il codolo cilindrico al tagliente conico, ma molti falegnami preferiscono dedicare un utensile a ciascuna fase, perché la velocità di taglio ideale non coincide: il foro pilota beneficia di una rotazione rapida che evacua il truciolo verso l’esterno, mentre la svasatura richiede un giro più lento per evitare bruciature e vibrazioni. Il trapano a colonna offre la massima perpendicolarità, tuttavia nel montaggio in opera si lavora quasi sempre con un avvitatore a batteria; l’importante è che il mandrino non presenti eccentricità.
Preparazione del foro pilota
Il foro pilota ha il compito di guidare la vite e di scongiurare tensioni radiali eccessive nel legno. Il diametro si calcola sottraendo un mezzo millimetro al nucleo della vite: in un numero otto da quattro millimetri si userà, ad esempio, una punta da tre millimetri e mezzo. La lunghezza del foro deve superare di pochi millimetri la parte filettata, per evitare che la punta sfondi sul lato opposto lasciando un piccolo conetto di sfibratura. Se la tavola è particolarmente nervosa o vicina a un’estremità, conviene lubrificare leggermente la punta con cera di candela per ridurre la compressione laterale. Solo quando il foro è perfettamente rotondo e libero da trucioli, si può passare alla svasatura.
Tecnica di svasatura e parametri di rotazione
L’angolo più diffuso per le viti da legno è di novanta gradi; gli svasatori presentano lame disposte a questa inclinazione. Una volta fissata la punta conica nel mandrino, si appoggia il centro del tagliente al foro già praticato e si avvia l’avvitatore a velocità ridotta, lasciando che il metallo prenda il taglio senza pressione eccessiva. Quando l’utensile inizia a scavare un anello brillante, si può aumentare leggermente la spinta, ma sempre mantenendo il giro entro le mille rotazioni al minuto. Il suono cambia nel momento in cui la lama incontra solo truciolo fine anziché fibre compatte: quello è il segnale che il cono ha raggiunto la sua profondità utile. Fermarsi a quel punto evita un fronte di taglio troppo largo, che ridurrebbe la superficie di appoggio della testa.
Raffinamenti per legni duri e impiallacciature sottili
Su essenze quali quercia, frassino o mogano, la svasatura produce trucioli più corti e ha tendenza a bruciare se la velocità è eccessiva. Spruzzare una goccia di alcool denaturato sul punto di ingresso raffredda leggermente la fibra e asciuga in pochi secondi senza gonfiare i pori. Quando, invece, la superficie è rivestita da un’impiallacciatura sottile, il pericolo è che la lama sollevi un velo di sfoglia, creando uno sbecco visibile anche dopo finitura. Una soluzione consiste nell’incollare sul punto di foratura un pezzetto di nastro carta a bassa adesività, praticare foro e svasatura attraverso il nastro e rimuoverlo subito dopo: il supporto elastico tiene schiacciate le fibre fino al termine del taglio.
Controllo della profondità e prova della vite
A occhio nudo non è sempre facile interrompere la svasatura al momento giusto. Chi lavora di serie usa fermadado regolabile o anello di profondità; in contesti hobbistici si può segnare col pennarello indelebile un sottile tratto sulla punta, da usare come riferimento visuale. Una volta completato il cono, si introduce la vite a mano e si osserva se la testa si assesta perfettamente a filo. Se sporge, è questione di un mezzo giro di svasatore; se affonda, meglio fermarsi e pensare a un leggero riempimento di stucco, perché allargare ulteriormente porterebbe la testa troppo in basso.
Finitura e protezione della sede
Una svasatura ben tagliata presenta un anello regolare, senza schegge, con fibre compresse verso l’interno. Se appare grinzosa, significa che la lama è smussata: una rapida affilatura con pietra diamantata ridà mordente. Prima di fissare definitivamente la vite può risultare utile depositare una goccia di finitura alchidica o di olio duro sulla sede conica: questa pratica sigilla le fibre e offre un accoppiamento più dolce, riducendo la coppia di torsione necessaria a serrare. In manufatti destinati all’esterno, l’aggiunta di un velo di sigillante poliuretanico nella svasatura evita che l’umidità penetri in profondità, preservando la vite nel tempo.
Conclusioni
La svasatura del legno è un’operazione apparentemente semplice, eppure la precisione con cui viene eseguita incide sul montaggio e sull’aspetto finale di qualsiasi lavoro di falegnameria. Un foro pilota calibrato, una svasatura condotta a bassa velocità, un controllo costante della profondità e un occhio alla protezione delle fibre permettono di ottenere coni puliti che accolgono la vite senza spaccature e senza bruciature. La cura del dettaglio, in questo come in altri aspetti del lavoro sul legno, è ciò che distingue un assemblaggio funzionale da un risultato professionale, capace di durare nel tempo ed esibire la perfezione di un piano privo di irregolarità visive e tattili.